16 gennaio 2021 ore 01.13
Non so perchè lo sto facendo, non so per quale motivo abbia deciso di cercare questo maledetto affare nella soffitta, in mezzo a decine di altre cose dimenticate... Mi stupisco perfino che si sia acceso, probabilmente tanti anni di radiazioni subite hanno mantenuto la batteria più giovane della mia schiena. Non lo so... non so cosa sia stato... quel nome... quel nome gridato durante un brindisi in un lussuoso bar del centro di Mosca... Gridato da un gruppo di sbarbatelli, appena usciti dall'accademia militare, con la bocca sporca di latte ed i soldi di papà in tasca, pronti a gettarsi nel loro primo (e forse ultimo?) incarico... "ALLA ZONA!!!!"... La Zona... ZONA... erano anni che non ci pensavo, che non la sentivo nominare, tutto ammantato nei segreti di Stato.
E' stato come prendere un pugno nello stomaco, poco sotto il diaframma... inatteso, devastante, invalidante. Sono rimasto senza fiato... Karina, povera Karina... fresca di un matrimonio con un uomo che non potrà mai raccontarle di se... di cosa ha fatto... di che razza di animale sia veramente... ha pensato mi stessi strozzando con la cena. Quel nome... quel maledetto nome, riemerso dopo tanti anni di silenzio, sfuggito dal più oscuro angolo del mio cervello... ha fatto breccia, letteralmente sfondato la cortina di menzogne che mi sono raccontato per quasi 10 anni.
Sono ore che sfoglio le pagine di questo relitto, incrostato ancora del sangue della Zona. Mancano decine di pagine, la maggior parte dei file è corrotto, ma emergono ancora delle pietre miliari, alcune tombali... nomi, momenti, paura, pazzia, terrore... vita... Mi ricorda chi ero, da dove è partita questa follia, da dove venivo... un umile operaio di periferia, vittima di un evento più grande di se... carcerato, abbandonato, dimenticato... poi una luce, nera come la pece, ma pur sempre una luce... arruolato forzatamente, spedito ai confini della ragione umana con un AK in mano e nulla più... spedito a morire, ad essere dimenticato, perso nel terrore di un luogo uscito dai peggiori incubi concepibili dalla psiche. Da quando sono tornato alla "civiltà"... ricco... negli agi... ho imparato cose nuove che ignoravo. Karina... povera Karina... mi ha fatto leggere un libro scritto da un certo Alighieri nel 1300, o giù di lì. Parlava dell'inferno, descrivendolo come un gigantesco cono che finiva nella bocca di Lucifero. Fu l'unico momento in cui ripensai alla Zona, per una frazione di secondo... ciò che scriveva 700 anni prima questo Dante era di fatto la descrizione precisa della Zona. Terrore, sofferenza, punizioni, violenza e pazzia... una claustrofobica insensatezza... con la sola differenza che la Zona è il cono opposto... data la quantità di mer*a che c'è in quel posto, il cono può solo che nascere la cu*o di Lucifero... eppure... eppure ora sono qui, chiuso in soffitta con una bottiglia di vodka... come un ratto... come un miserabile derelitto, quale sono... A ricordare, a pensare, a cercare di reprimere i battiti del cuore e di confondere la mia mente, per convicermi che sono Oleg, ricco imprenditore, filantropo e neosposo di una giovane e fragile creatura, ammaliata da un uomo criptico, difficile, ma affamato di vita... Ma io non sono Oleg, non sono un filantropo, non sono un marito... non sono nulla di tutto questo. Io sono feccia, sono lo scarto della società, masticato e risputato due volte dalla Zona, un reduce (un codardo?), un approfittatore... uno sciacallo... uno stalker... io sono il Basilisco, e sto sentendo il richiamo della Zona... il richiamo di casa...
06 luglio 2017 ore 21.13
Come era lecito attendersi, la Zona ha reagito subito al nostro ingresso arrogante, spavaldo... Galvanizzati dall'adrenalina e dalla promessa di ricche ricompense, i miei nuovi compagni di viaggio hanno approcciato la Zona come una qualunque altra delle loro missioni. Per quanto professionisti, non erano pronti per ciò che li aspettava...
A metà mattinata avevamo individuato un cunicolo chiaramente usato di recente che, piegando verso nordest, sembrava puntare direttamente all'istituto. Dopo meno di 10 minuti che eravamo nella Zona, che ero tornato nella Zona, Lei ha reagito. Il primo incontro è stato banale, quasi accidentale, un piccolo gruppo di 3 o 4 cani mutati brancolava nel buio del tunnel. Essendo ciechi, erano del tutto indifferenti alle profonde tenebre di quel luogo. Fu sufficiente illuminarli con le torce per metterli in fuga. Il cliente, giusto per dimostrare di non aver capito un caz*o della Zona, aprì pure il fuoco, uccidendone uno. Tra il rumore dello sparo del suo sovrapposto calibro 12 ed il grande vociare che fece subito dopo per autocelebrarsi, eravamo sicuramente stati sentiti da parecchie centinaia di metri di distanza. Qui nella Zona sono tutti predatori... mutanti, umani, stalker... non c'è da scherzare. Ho subito messo in guardia tutti sul rischio a cui eravamo esposti, ma per tutta risposta venni sminuito, canzonato e, ancora con maggiore tracottanza, il gruppo si rimise in marcia parlottando a mezza voce.
Un sibilo secco, seguito da rapidi passi pesanti ed uno schianto sordo furono l'unico avvertimento... il cliente scomparve nel buio, sospinto da un pesnate corpo, massiccio, ma estremamente agile. Capii subito di cosa si trattava... un succhiasangue, un maledetto umanoide mutato, vorace e malevolo aveva evidentemente seguito il rumore dello sparo, piombando su di noi, le sue prede, senza il minimo preavviso, completamente a suo agio nel buio del tunnel. Le urla di dolore dell'americano si spensero in uno scricchiolio sinistro, simile al rumore della legna secca che viene spezzata. Evidentemente il succhiasangue aveva tenuto fede al proprio nome, spezzando il collo della sua vittima con le possenti mandibole tentacolari nell'atto di nutrirsi. La reazione del gruppo, sebbene tardiva, tracciò una scia scarlata sul dorso della bestia, buttandola carponi per la forza dei proiettili. 6 fucili automatici, roba americana che non conosco, aprirono il fuoco quasi all'unisono, ma non furono in ogni caso sufficienti ad uccidere la creatura. Con un possente balzo, liberandosi del corpo della sua prima vittima che ancora stringeva tra le mascelle, il succhiasanghe ci è volato addosso, buttado a gambe all'aria 3 uomini con il solo peso del proprio corpo. Dovevo intervenire, ero l'unico preparato alla Zona, così, metre uno dei paramilitari (non ho mai nemmeno imparato i loro nomi) si contorceva avvingiato al mutante, nel disperato tentativo di non soccombere al morso della bestia, ho approfittato del momento e sono scivolato alle spalle del mostro, aprendo il fuoco direttamente sulla base del suo collo taurino. La rafica ha letteralmente fatto esplodere il cranio del succhiasangue, spargendone frammenti gelatinosi tutt'intorno. Per la sua vittima, purtroppo, non c'era più nulla da fare... con la gola squarciata fino alla colonna vertebrale, abbiamo potuto solamente guardarlo morire, annaspando freneticamente nel tentativo di non soffocarsi con il suo stesso sangue, mentre cercava inutilmente di inalare aria dalla trachea tranciata di netto.
Giusto il tempo di riorganizzare le idee e riconsolidarci, che iniziarono a fischiare le pallottole... evidentemente i mutanti non erano gli unici abitanti di quel tunnel... Di fronte a noi, illuminato dalle vampe dei fucili, si intravedeva un rudimentale posto di blocco, costruito con casse di legna e rottami vari prelevati da una delle tante carrozze dei treni presenti in superficie. Provai a gridare, chiedendo chi fosse a sparare, dicendo che ero un "fratello", uno stalker... ma per tutta risposta il fuoco si intensificò, inchiodandoci sul posto. Per mia fortuna, quello era uno scenario più convenzionale per i miei compagni che, tenendo fede alle loro origini militari, misero in atto strategie consolidate ed efficaci, riuscendo a rispondere rapidamente al fuoco. Eravamo in ogni caso in netta inferiorità, costretti a muoverci al buio senza riuscire ad identificare un bersaglio preciso. Dopo una prima fase di stallo, durata un paio di minuti, siamo riusciti a consolidare le nostre posizioni e, sfruttando l'arsenale che avevamo a dispobizione, creato grandi falle nella barricata che si frapponeva tra noi ed i nostri avversari. Dopo l'esplosione delle prime testate sparate dal lanciagranate, i nostri avversari iniziarono a perdere impeto, probabilmente a seguito di qualche perdita subita e dell'inaspetata violenza della nostra risposta. Il fuoco nemico divenne meno intenso, evidentemente stavano iniziando a tenere bassa la testa, tanto da permetterci di muovere. Rimasti in 5, di cui uno ferito, siamo in ogni caso riusciti a portarci a ridosso della barricata. Ogni minuto che passava, gli spari diventavano sempre meno, il numero di vampe diventava sempre meno, fino a cessare del tutto... Arrivati alla barricata abbiamo trovato 8 corpi ad aspettarci, mentre ne lasciavamo 2 alle nostre spalle. Erano tutti morti, non si udiva un solo lamento, un silenzio opprimente invase il tunnel. Sebbene tutt'ora sospetto che i nostri oppositori fossero ben di più di 8, non si vedeva nessuno, non c'era nessuno... evidentemente avevano ripiegato, sparendo nel dedalo di tunnel presente in quest'area. In pochi minuti abbiamo ricomposto i corpi dei nostri compagni caduti nelle due imboscate, abbandonandoli però al destino di essere consumati dalla Zona, marcendo in quel tunnel... non c'era tempo per un funerale...
Recuperato il recuperabile e dato un volto ai nostri aggressori umani, dei miserabili banditi, siamo ripartiti, questa volta con maggiore prudenza da parte dei miei compagni. Eravamo rimasti in 3, di cui 1 difficilmente avrebbe visto la luce in fondo al tunnel, da tanto sanguinava... e così è successo. Dopo solo 200 metri, si è accasciato al suolo con un rantolo, e lì è rimasto... Eravamo rimasti in 2, su 7 iniziali... in soli 700 od 800 metri, la Zona aveva reclamato 13 vite, ma eravamo fuori... nel primo pomeriggio stavo finalmente ammirando il plumbeo cielo della Zona.
Alexander, così si chiamava l'ultimo superstite, era sconvolto, tremante e terrorizzato, del tutto impreparato a quanto aveva appena visto... Ma non era ancora finita... Nel momento esatto in cui siamo emersi dal buio del tunnel, probabilmente anche loro attirati dal rumore degli spari e del combattimento, un piccolo gruppo di militari, probabilmente una pattuglia distaccata sul perimetro dell'istituto, ha perto il fuoco su di noi. Alexander, che si stava alzando da terra dopo aver vomitato anche il pranzo di Natale dell'anno prima, è svanito in una nuvola purpurea, crivellato dai pesanti colpi degli AK dei soldati. Io, per puro caso, ero pochi passi in dietro, esendomi fermato a pisciare dietro uno dei piloni che reggevano i cavi elettrici del binario, e non sono stato visto, non subito per lo meno... Ho quindi avuto qualche secondo per imbracciare le armi e cogliere di corpresa il piccolo gruppo di militari. Erano 4... due sono caduti senza nememno rendersi conto di cosa stesse accadendo, mentre guardavano il copro straziato di Alexander. Gli altri due, colti alla sprovvista, hanno imbracciato gli AK, ma troppo lentamente. Oramai gli ero addosso... il primo ha ricevto una rafica da breve distanza, venendo trapassato da parte a parte e morendo su colpo. Con il secondo, orami troppo vicini per poter usare i fucili, ho ingaggiato uno scontro corpo a corpo. Gli sono volato addosso con tutto il mio peso, facendogli perdere l'equilibrio quel tanto che bastava per permettermi di sfoderare la pistola. In realtà sono stato fortunato, non ho nemmeno dovuto sparare... nel cadere avvinghiati, quel povero diavolo ha sbattuto con forza la nuca contro una delle traversine del binario, aprendosi la testa in due. Non potendo essere sicuro che non ci fossero altri militari in zona, mi sono subito ritirato nel tunnel, all'ombra della sua volta, per osservare e cercare di identificare ulteriori soggetti ostili, fossero essi uomini o mutanti. Per un buon quarto d'ora sono rimasto rintanato, con il cuore che mi martellava nel petto, rimbombandomi fino nelle tempie. Ma non successe nulla, non si vide nessuno... non si udiva nemmeno un rumore...
Alle 16.00 circa ho quindi raccolto l'attrezzatura, in pieno stile stalker, spulciando e ripulendo tutti i cadaveri, portandomi via tutto quello che potevo caricare senza limitarmi troppo, e nascondendo il resto. Ho deciso di evitare contatti con gli ospiti del complesso perchè, sia che si tratti di banditi, sia che siano militari, non sarei in ogni caso ben gradito... Mi sono spostato verso est, in modo da potermi muovere in direzione della Discarica e, da lì, raggiungere il Cordon, sperrando che tutto sia come l'ho lasciato un anno e mezzo fa. Ora, come Le avevo promesso, sono seduto a fianco del fuoco, scaldando la cena, immerso nel tetro silenzio della Zona, gustando l'improvvisa pace che i miei demoni hanno trovato... appagati dal sangue, saziati dall'adrenalina... felici di essere di nuovo a casa.