16 gennaio 2021 ore 01.13
Non so perchè lo sto facendo, non so per quale motivo abbia deciso di cercare questo maledetto affare nella soffitta, in mezzo a decine di altre cose dimenticate... Mi stupisco perfino che si sia acceso, probabilmente tanti anni di radiazioni subite hanno mantenuto la batteria più giovane della mia schiena. Non lo so... non so cosa sia stato... quel nome... quel nome gridato durante un brindisi in un lussuoso bar del centro di Mosca... Gridato da un gruppo di sbarbatelli, appena usciti dall'accademia militare, con la bocca sporca di latte ed i soldi di papà in tasca, pronti a gettarsi nel loro primo (e forse ultimo?) incarico... "ALLA ZONA!!!!"... La Zona... ZONA... erano anni che non ci pensavo, che non la sentivo nominare, tutto ammantato nei segreti di Stato.
E' stato come prendere un pugno nello stomaco, poco sotto il diaframma... inatteso, devastante, invalidante. Sono rimasto senza fiato... Karina, povera Karina... fresca di un matrimonio con un uomo che non potrà mai raccontarle di se... di cosa ha fatto... di che razza di animale sia veramente... ha pensato mi stessi strozzando con la cena. Quel nome... quel maledetto nome, riemerso dopo tanti anni di silenzio, sfuggito dal più oscuro angolo del mio cervello... ha fatto breccia, letteralmente sfondato la cortina di menzogne che mi sono raccontato per quasi 10 anni.
Sono ore che sfoglio le pagine di questo relitto, incrostato ancora del sangue della Zona. Mancano decine di pagine, la maggior parte dei file è corrotto, ma emergono ancora delle pietre miliari, alcune tombali... nomi, momenti, paura, pazzia, terrore... vita... Mi ricorda chi ero, da dove è partita questa follia, da dove venivo... un umile operaio di periferia, vittima di un evento più grande di se... carcerato, abbandonato, dimenticato... poi una luce, nera come la pece, ma pur sempre una luce... arruolato forzatamente, spedito ai confini della ragione umana con un AK in mano e nulla più... spedito a morire, ad essere dimenticato, perso nel terrore di un luogo uscito dai peggiori incubi concepibili dalla psiche. Da quando sono tornato alla "civiltà"... ricco... negli agi... ho imparato cose nuove che ignoravo. Karina... povera Karina... mi ha fatto leggere un libro scritto da un certo Alighieri nel 1300, o giù di lì. Parlava dell'inferno, descrivendolo come un gigantesco cono che finiva nella bocca di Lucifero. Fu l'unico momento in cui ripensai alla Zona, per una frazione di secondo... ciò che scriveva 700 anni prima questo Dante era di fatto la descrizione precisa della Zona. Terrore, sofferenza, punizioni, violenza e pazzia... una claustrofobica insensatezza... con la sola differenza che la Zona è il cono opposto... data la quantità di mer*a che c'è in quel posto, il cono può solo che nascere la cu*o di Lucifero... eppure... eppure ora sono qui, chiuso in soffitta con una bottiglia di vodka... come un ratto... come un miserabile derelitto, quale sono... A ricordare, a pensare, a cercare di reprimere i battiti del cuore e di confondere la mia mente, per convicermi che sono Oleg, ricco imprenditore, filantropo e neosposo di una giovane e fragile creatura, ammaliata da un uomo criptico, difficile, ma affamato di vita... Ma io non sono Oleg, non sono un filantropo, non sono un marito... non sono nulla di tutto questo. Io sono feccia, sono lo scarto della società, masticato e risputato due volte dalla Zona, un reduce (un codardo?), un approfittatore... uno sciacallo... uno stalker... io sono il Basilisco, e sto sentendo il richiamo della Zona... il richiamo di casa...
06 luglio 2017 ore 21.13
Come era lecito attendersi, la Zona ha reagito subito al nostro ingresso arrogante, spavaldo... Galvanizzati dall'adrenalina e dalla promessa di ricche ricompense, i miei nuovi compagni di viaggio hanno approcciato la Zona come una qualunque altra delle loro missioni. Per quanto professionisti, non erano pronti per ciò che li aspettava...
A metà mattinata avevamo individuato un cunicolo chiaramente usato di recente che, piegando verso nordest, sembrava puntare direttamente all'istituto. Dopo meno di 10 minuti che eravamo nella Zona, che ero tornato nella Zona, Lei ha reagito. Il primo incontro è stato banale, quasi accidentale, un piccolo gruppo di 3 o 4 cani mutati brancolava nel buio del tunnel. Essendo ciechi, erano del tutto indifferenti alle profonde tenebre di quel luogo. Fu sufficiente illuminarli con le torce per metterli in fuga. Il cliente, giusto per dimostrare di non aver capito un caz*o della Zona, aprì pure il fuoco, uccidendone uno. Tra il rumore dello sparo del suo sovrapposto calibro 12 ed il grande vociare che fece subito dopo per autocelebrarsi, eravamo sicuramente stati sentiti da parecchie centinaia di metri di distanza. Qui nella Zona sono tutti predatori... mutanti, umani, stalker... non c'è da scherzare. Ho subito messo in guardia tutti sul rischio a cui eravamo esposti, ma per tutta risposta venni sminuito, canzonato e, ancora con maggiore tracottanza, il gruppo si rimise in marcia parlottando a mezza voce.
Un sibilo secco, seguito da rapidi passi pesanti ed uno schianto sordo furono l'unico avvertimento... il cliente scomparve nel buio, sospinto da un pesnate corpo, massiccio, ma estremamente agile. Capii subito di cosa si trattava... un succhiasangue, un maledetto umanoide mutato, vorace e malevolo aveva evidentemente seguito il rumore dello sparo, piombando su di noi, le sue prede, senza il minimo preavviso, completamente a suo agio nel buio del tunnel. Le urla di dolore dell'americano si spensero in uno scricchiolio sinistro, simile al rumore della legna secca che viene spezzata. Evidentemente il succhiasangue aveva tenuto fede al proprio nome, spezzando il collo della sua vittima con le possenti mandibole tentacolari nell'atto di nutrirsi. La reazione del gruppo, sebbene tardiva, tracciò una scia scarlata sul dorso della bestia, buttandola carponi per la forza dei proiettili. 6 fucili automatici, roba americana che non conosco, aprirono il fuoco quasi all'unisono, ma non furono in ogni caso sufficienti ad uccidere la creatura. Con un possente balzo, liberandosi del corpo della sua prima vittima che ancora stringeva tra le mascelle, il succhiasanghe ci è volato addosso, buttado a gambe all'aria 3 uomini con il solo peso del proprio corpo. Dovevo intervenire, ero l'unico preparato alla Zona, così, metre uno dei paramilitari (non ho mai nemmeno imparato i loro nomi) si contorceva avvingiato al mutante, nel disperato tentativo di non soccombere al morso della bestia, ho approfittato del momento e sono scivolato alle spalle del mostro, aprendo il fuoco direttamente sulla base del suo collo taurino. La rafica ha letteralmente fatto esplodere il cranio del succhiasangue, spargendone frammenti gelatinosi tutt'intorno. Per la sua vittima, purtroppo, non c'era più nulla da fare... con la gola squarciata fino alla colonna vertebrale, abbiamo potuto solamente guardarlo morire, annaspando freneticamente nel tentativo di non soffocarsi con il suo stesso sangue, mentre cercava inutilmente di inalare aria dalla trachea tranciata di netto.
Giusto il tempo di riorganizzare le idee e riconsolidarci, che iniziarono a fischiare le pallottole... evidentemente i mutanti non erano gli unici abitanti di quel tunnel... Di fronte a noi, illuminato dalle vampe dei fucili, si intravedeva un rudimentale posto di blocco, costruito con casse di legna e rottami vari prelevati da una delle tante carrozze dei treni presenti in superficie. Provai a gridare, chiedendo chi fosse a sparare, dicendo che ero un "fratello", uno stalker... ma per tutta risposta il fuoco si intensificò, inchiodandoci sul posto. Per mia fortuna, quello era uno scenario più convenzionale per i miei compagni che, tenendo fede alle loro origini militari, misero in atto strategie consolidate ed efficaci, riuscendo a rispondere rapidamente al fuoco. Eravamo in ogni caso in netta inferiorità, costretti a muoverci al buio senza riuscire ad identificare un bersaglio preciso. Dopo una prima fase di stallo, durata un paio di minuti, siamo riusciti a consolidare le nostre posizioni e, sfruttando l'arsenale che avevamo a dispobizione, creato grandi falle nella barricata che si frapponeva tra noi ed i nostri avversari. Dopo l'esplosione delle prime testate sparate dal lanciagranate, i nostri avversari iniziarono a perdere impeto, probabilmente a seguito di qualche perdita subita e dell'inaspetata violenza della nostra risposta. Il fuoco nemico divenne meno intenso, evidentemente stavano iniziando a tenere bassa la testa, tanto da permetterci di muovere. Rimasti in 5, di cui uno ferito, siamo in ogni caso riusciti a portarci a ridosso della barricata. Ogni minuto che passava, gli spari diventavano sempre meno, il numero di vampe diventava sempre meno, fino a cessare del tutto... Arrivati alla barricata abbiamo trovato 8 corpi ad aspettarci, mentre ne lasciavamo 2 alle nostre spalle. Erano tutti morti, non si udiva un solo lamento, un silenzio opprimente invase il tunnel. Sebbene tutt'ora sospetto che i nostri oppositori fossero ben di più di 8, non si vedeva nessuno, non c'era nessuno... evidentemente avevano ripiegato, sparendo nel dedalo di tunnel presente in quest'area. In pochi minuti abbiamo ricomposto i corpi dei nostri compagni caduti nelle due imboscate, abbandonandoli però al destino di essere consumati dalla Zona, marcendo in quel tunnel... non c'era tempo per un funerale...
Recuperato il recuperabile e dato un volto ai nostri aggressori umani, dei miserabili banditi, siamo ripartiti, questa volta con maggiore prudenza da parte dei miei compagni. Eravamo rimasti in 3, di cui 1 difficilmente avrebbe visto la luce in fondo al tunnel, da tanto sanguinava... e così è successo. Dopo solo 200 metri, si è accasciato al suolo con un rantolo, e lì è rimasto... Eravamo rimasti in 2, su 7 iniziali... in soli 700 od 800 metri, la Zona aveva reclamato 13 vite, ma eravamo fuori... nel primo pomeriggio stavo finalmente ammirando il plumbeo cielo della Zona.
Alexander, così si chiamava l'ultimo superstite, era sconvolto, tremante e terrorizzato, del tutto impreparato a quanto aveva appena visto... Ma non era ancora finita... Nel momento esatto in cui siamo emersi dal buio del tunnel, probabilmente anche loro attirati dal rumore degli spari e del combattimento, un piccolo gruppo di militari, probabilmente una pattuglia distaccata sul perimetro dell'istituto, ha perto il fuoco su di noi. Alexander, che si stava alzando da terra dopo aver vomitato anche il pranzo di Natale dell'anno prima, è svanito in una nuvola purpurea, crivellato dai pesanti colpi degli AK dei soldati. Io, per puro caso, ero pochi passi in dietro, esendomi fermato a pisciare dietro uno dei piloni che reggevano i cavi elettrici del binario, e non sono stato visto, non subito per lo meno... Ho quindi avuto qualche secondo per imbracciare le armi e cogliere di corpresa il piccolo gruppo di militari. Erano 4... due sono caduti senza nememno rendersi conto di cosa stesse accadendo, mentre guardavano il copro straziato di Alexander. Gli altri due, colti alla sprovvista, hanno imbracciato gli AK, ma troppo lentamente. Oramai gli ero addosso... il primo ha ricevto una rafica da breve distanza, venendo trapassato da parte a parte e morendo su colpo. Con il secondo, orami troppo vicini per poter usare i fucili, ho ingaggiato uno scontro corpo a corpo. Gli sono volato addosso con tutto il mio peso, facendogli perdere l'equilibrio quel tanto che bastava per permettermi di sfoderare la pistola. In realtà sono stato fortunato, non ho nemmeno dovuto sparare... nel cadere avvinghiati, quel povero diavolo ha sbattuto con forza la nuca contro una delle traversine del binario, aprendosi la testa in due. Non potendo essere sicuro che non ci fossero altri militari in zona, mi sono subito ritirato nel tunnel, all'ombra della sua volta, per osservare e cercare di identificare ulteriori soggetti ostili, fossero essi uomini o mutanti. Per un buon quarto d'ora sono rimasto rintanato, con il cuore che mi martellava nel petto, rimbombandomi fino nelle tempie. Ma non successe nulla, non si vide nessuno... non si udiva nemmeno un rumore...
Alle 16.00 circa ho quindi raccolto l'attrezzatura, in pieno stile stalker, spulciando e ripulendo tutti i cadaveri, portandomi via tutto quello che potevo caricare senza limitarmi troppo, e nascondendo il resto. Ho deciso di evitare contatti con gli ospiti del complesso perchè, sia che si tratti di banditi, sia che siano militari, non sarei in ogni caso ben gradito... Mi sono spostato verso est, in modo da potermi muovere in direzione della Discarica e, da lì, raggiungere il Cordon, sperrando che tutto sia come l'ho lasciato un anno e mezzo fa. Ora, come Le avevo promesso, sono seduto a fianco del fuoco, scaldando la cena, immerso nel tetro silenzio della Zona, gustando l'improvvisa pace che i miei demoni hanno trovato... appagati dal sangue, saziati dall'adrenalina... felici di essere di nuovo a casa.
Il Diario del Basilisco
06 luglio 2017 ore 06.00
Sto tornando nella Zona, non riesco a credere che stia accedendo... Un anno e mezzo fa, quando in una notte di follia e sangue sono fuggito dall'inconcepibile pazzia di questo luogo, mai avrei pensato di doverci tornare... di volerci tornare... Dopo una permanenza di 3 anni e mezzo, ritenevo infatti di aver visto abbastanza, di non aver più nulla da prendere dalla Zona e, complice un'improvvisa voglia di "normlità", ho trovato il modo per uscire... O meglio, ho pagato a suon di rubli il mio "diritto" di uscire... Ovviamente, come sempre succede nella Zona, nulla andò secondo i piani e, quella che doveva essere una "semplice" fomalità, si trasformò in una carneficina. Solo l'intervento dei miei fratelli stalker mi permise di attraversare vivo il check point militare, lasciando però dietro di me una lunga scia di sangue fresco...
Nella civiltà resistetti poco... il mondo esterno era per me inconcepibile, il contatto con la società era inconcepibile, i rapporti con le persone, la monotonia dell'ordinarietà e l'opprimente caleidoscopio della città mi schiaccivano. Passavo settimane chiuso in quella fetida stanza che chiamavo casa, senza soldi, senza amici, senza compagnia, se non quella della vodka scadente che riuscivo ogni tanto a rimediare. Vivevo di espedienti... non avevo portato via molto dalla Zona, lasciando quasi tutto a chi restava che, di certo, ne aveva più bisogno di me... Con la mia faccia, l'assenza di documenti, di passato e di referenze non riuscivo a trovare un lavoro... rubavo, uccidevo per soldi... ma era sempre tutto sbagliato. Dopo 8 anni di isolamento e 3 anni e mezzo nela Zona, ero chiaramente inadatto a quel mondo...
Provai a fuggire dalla civiltà... provai a tornare in quella che, un tempo oramai lontanissimo, fu la mia casa... Tornai nei boschi dove vivevo con Darina ed Inga... Inga... Ma anche lì, passati oramai 11 anni, nulla era come prima. Il padre di Darina era morto da tempo, probabilmente ucciso come ripicca per i miei atti di quel lontano 2004. La tenuta era in rovina, la casa semi distrutta e usata dai ragazzetti locali per le peggio attività... droga, sesso, violenza... Nonostante non avessero intenzione di lasciarla, nonostante fossero in sovverchiante superiorità numerica, nulla poterono contro la furia di un veterano della Zona. Nel giro di pochi giorni, chi sopravvisse, abbandonò quel luogo, a me un tempo così caro. Ci provai, ci provai veramente... ma sebbene i boschi fossero un luogo solitario in cui passare la mia struggente esistenza, in parte così simili alle foreste contorte della Zona, erano un luogo troppo pacifico, nel quale i miei demoni non si sopivano, ma anzi... erano alimentati dal fuoco del dolore che quel posto risvegliava nel mio cuore oramai nero. Incapace di convivere con quei ricordi, decisi di distruggere la casa, nessun'altro avrebbe potuto abusare ancora di quel luogo a me sacro... In una notte di dolore incendiai ciò che rimaneva del mio vero passato, della mia vita precedente, inghiottendo i ricordi di quel povero operaio innamorato che, tanti anni prima, aveva perso tutto per colpa dell'avidità dell'essere umano... Il vermiglio fuoco inghiottì tutto... l'acre fumo ammantò definitivamente il mio cuore di nero, alimentando, spronando i miei demoni a cancellare ogni emozione, ogni dolore... lasciando solo del nero carbone... un'anima avvizzita, tetra e tormentata.
Mi diedi definitivamente alla macchia... sopravvivendo come un animale nel cuore del bosco, ma anche quello, in breve tempo, divenne una insoddisfacente routine... insufficiente a saziare i miei demoni, insufficiente ad appagare i miei istinti.
Mi ritrovai a pensare alla Zona, a casa... l'unica cosa che mi tratteneva era la vergogna... la vergogna si aver mollato... di essere costato la vita a 2 fratelli per poter uscire, fuggendo come un cane, dalla Zona... la vergogna di dover tornare in un mondo che avrebbe potuto non rivolermi... ma, alla lunga, il richiamo della Zona divenne insostenibile... come un tossicodipendente in crisi di astinenza, mi aggrappavo al ricordo di quell'euforia, dell'adrenalina, del senso di appartenenza ad un qualcosa che farebbe caga*e addosso persino un folle... un luogo che era esso stesso l'incarnazione della follia.
Cedetti... accettai la mia natura, accettai i miei bisogni... accettai Lei, la Zona... E come il figlio prodigo tornai col capo chino... ma Lei non è il buon padre, non uccise il vitello grasso per me... ma quasi uccise me... tentai 4 volte di rientrare, ma tutte e 4 venni ricacciato indietro. Sfiduciato, respinto anche dall'unico luogo che oramai potevo sperare di chiamare casa, mi abbandonai definitivamente al lato primordiale... scivolando inesorabilmente verso la pazzia...
Mi trovarono barcollante lungo il perimetro esterno... se fossero stati militari o banditi sarei morto, come un cane, ma Lei non aveva deciso questo... forse per caso, o forse per Suo volere, fui intercettato da un gruppo di Contractors, una compagnia paramilitare straniera che stava cercando un passaggio per entrare nella Zona al fine di accompagnare un riccone americano a fare una "battuta di caccia"... tutta gente esperta, veterani di guerra, ma per la Zona dei pivellini qualunque. Fattostà che non mi hanno ucciso, forse sperando che valessi qualcosa più da vivo che da morto per loro. Ne ho maltrattati un paio, prima che mi mettessero fuori gioco con un taser... Solo quando mi ripresi, ammanettato e legato come un cane rabbioso, riuscimmo a chiarirci... fortunatamente non li ho ammazzati quei due, ma solo strapazzati un poco... ecco, magari sono rimasti un po' acciaccati, ma si riprenderanno e, se così non fosse, peggio per loro... loro vogliono sfidare la Zona, se non sono in grado di gestire un solo uomo disarmato, allora non sono pronti per questo posto...
In gni caso eccomi qui... qualche giorno dopo... ripulito, sfamato, rivestito ed armato di tutto punto, con un contratto come guida ed una scusa per rientrare... Visto che ora siamo in 7 e siamo ben armati, non cercherò un acceso casuale tramite una breccia del perimetro, ma attaccherò direttamente il cuore della Zona, sfrutteremo i cunicoli della vecchia ferrovia che collegava l'Istituto con la tratta esterna, se saremo fortunati troveremo un passaggio non ancora crollato ed ostruito dalle macerie, e magari non controllato dai contrabbandieri e dai banditi. Non sarà facile, ci sarà da combattere, ma con una squadra completa a supprotarmi, ora, Lei non potrà rifiutarmi... che mi butti addosso tutta la Sua rabbia, la Sua frustrazione per non avermi preso la prima volta... ma domani sera cenerò attorno ad un fuoco seduto sul suolo della Zona, oppure sarò morto.
19 gennaio ore 21.07
Ieri sera tardi Karina si è finalmente svegliata, sembra star bene... apparentemente... Sorride, ringrazia e saluta tutti i medici e gli operatori che l'hanno in cura, ma non ha voluto parlare con me. Sembra che durante il colloquio con la polizia non abbia accennato a me, alla Zona, al mio tetro segreto... o almeno così parrebbe. Diversamente ora sarei già finito a marcire in una prigione senza finestre. Ma per ora si rifiuta di parlarmi. In modo gentile, composto, ma non mi ha lasciato la possibilità di spiegare... tra 3 o 4 giorni dovrebbe tornare a casa, spero di poter affrontare la cosa con lei in quel momento... Ora è bene che riposi, mentre io devo capire cosa sarà di me, di noi, nell'imminente futuro.
20 gennaio ore 00.07
E' da poco passata la mezzanotte e di nuovo il PDA ha iniziato a gracidare... un nuovo led rosso lampeggiante... un nuovo messaggio... di nuovo il Lupo. "Se sei tu, se ci sei, tra 6 giorni al complesso". Il complesso... Niente meno che l'Agroprom, le rovine dell'istituto... Da dove ebbe inizio e fine la mia seconda incursione nella Zona. Non riesco a decidere cosa fare.
Per prima cosa devo capire se sia veramente il Lupo... non è raro che i PDA passino di mano nella Zona, specie se il precedente proprietario viene ammazzato. Se il mio ha mantenuto tutti questi dati, dopo tanti anni, non immagino cosa possa contenere quello del Lupo, ne che cosa potrebbe farci un altro stalker o, peggio ancora, un mercenario o l'esercito... Tutti i segreti della Zona... la storia della nostra conquista della Centrale... l'Esauditore... le nostre identità ed azioni...
Se deciderò di rispondere dovrò prima mettere alla prova il Lupo (ammesso sia lui) e verificarne l'identità. Se non mi convincerà, se non sarò convinto sia lui, distruggerò il PDA e chiuderò la Zona nel profondo della mia anima per sempre... fuori dalla mia vita. O almeno spero...
17 gennaio 2021 ore 18.43
Ero ancora seduto in soffitta, come un demente in stato catatonico, a fissare inerme e confuso il led rosso del PDA lampeggiare... segnale inconfutabile della presenza di un messaggio in ingresso... del messaggio del Lupo (forse)... A chiedermi come fosse possibile che quel maledetto affare si fosse accesso, che contenesse ancora parte della storia della Zona e, soprattutto, come fosse stato in grado di collegarsi con i contatti ancora registrati, mandando un segnale... Ero appena arrivato alla conclusione che tutto potesse dipendere solo dalla Zona, dalla malevola volontà che la governa, quando è squillato il telefono al piano di sotto. Ancora nudo, come un verme, mi sono lanciato giù dalle scale, sperando... pregando che fosse Karina. Purtroppo all'altro capo del telefono non era lei, ma un Agente della polizia che mi contattava per comunicarmi che l'auto di Karina era uscita di strada, andando a schiantarsi su un albero. Lei ora si trovava in ospedale, priva di sensi, ma non in pericolo di vita. Ho subito chiesto che venisse trasportata in una delle migliori cliniche private della città e sono corso da lei.
Per ora non c'è stato molto da fare, i medici hanno deciso di non forzare il risveglio, lasciando all'organismo il tempo di riprendersi, anche perchè, durnate le analisi, hanno scoperto un'altra cosa... Karina è incinta, di oltre un mese, quindi non ritengono sicuro intervenire con farmaci. Povera creatura, si era tenuta questo segreto per se, sapendo che la cosa mi avrebbe preoccupato molto, non avendo mai voluto affrontare l'argomento in 3 anni. E a buona ragione... anni di esposizione alle radiazioni della Zona non ho idea di che effetti possano aver avuto su di me... su cosa io possa eventualmente generare... un figlio, o un mutante decerebrato? La cosa mi sconvolge ed emoziona al contempo, ma ora devo chiudere tutte queste emozioni in un cassetto e decidere cosa fare... mi trovo ad un bivio straziante, voltare le spalle a colei che è stata l'unica luce negli ultimi 16 anni, o a coloro che, dopo aver versato sangue e mangiato merda con me, per salvarmi il cu*o in decine di occasioni, ora hanno bisogno del mio aiuto? Ammesso che siano veramete loro...
Sono oramai certo, dietro a tutto questo c'è sicuramente la Zona... Maledetta!
17 gennaio 2021 ore 10.23
Devo essermi addormentato, crollato sotto il peso dei ricordi o, molto più probabilmente, sotto il peso della vodka, alla cui bottiglia vuota ho dormito aggrappato come un bambino al proprio orsetto di pezza...
Appena aperti gli occhi tutto sembrava ordinario, in ordine, normale... fatto salvo di essere completamente nudo, aver dormito sul freddo pavimento della soffitta senza provare il minimo brivido, e che portavo al collo il consunto dente di chimera che avevo intagliato con le sembianze di Darina ed Inga più di dieci anni fa. Tutto era più o meno dove doveva essere, o dove in teoria era plausibile io lo avessi gettato... Tutto sembrava a posto, tutto sembrava in ordine... Ma quando c'è di mezzo la Zona, nulla è scontato... Nulla è ordinario... Lei ci controlla, Lei gioca con le nostre vite, con il nostro "fato"... Lei incasina sempre tutto...
Maledetto me, maledetta la Zona, maledetti quei quattro idioti che hanno brindato a Lei ieri sera al bar... maledetto il "caso", ammesso che esista e che non sia la Zona ad aver voluto tutto questo per il suo macabro divertimento...
Nell'ordinaria soffitta, nell'ordinario risveglio di un ordinario Oleg, seppure atipico ed avvolto dai fumi dell'alcol, stonava un unico dettaglio... il PDA del Basilisco non era al suo posto, ma era stretto nelle tremanti mani di una figura minuta... accasciata in lacrime in un angolo della stanza... sconvolta da violenti tremiti, forse per il freddo, forse per la paura. Ho fatto solo a tempo a chiamarla dolcemente per nome, a tentare di tenderle una mano per abbracciarla con tenero amore, quello che si meriterebbe, che Karina è scoppiata in un pianto irrefrenabile ed è corsa giù dalle scale urlando. Non sono riuscito ad afferrarla, a cercare di rassicurarla, a mentirle di nuovo... provando a raccontarle che era tutta una menzogna, una farsa... un equivoco... Per colpa dei postumi della sbornia sono incespicato, perdendo secondi preziosi... Ho fatto solo a tempo a correrle dietro, unicamente per vederla sparire in fondo alla via in una nuvola di gas di scarico e condensa, schizzando e sparpagliando con i copertoni del SUV la neve abbondantemente caduta durante la notte. Ho potuto solo vederla sparire, senza poterle nemmeno parlare, senza poter provare a spiegare... Nudo, in mezzo alla strada... con la neve che mi arrivava agli stinchi... E in ogni caso, spiegare cosa? Che in realtà l'uomo che conosce come Oleg e che ha sposato è soltanto un meschino bugiardo? Che le cicatrici che devastano il mio corpo ed il mio viso non sono frutto di un tremendo incidente automobilistico, ma sono i segni di anni passati ad uccidere per non essere ucciso?... Che sono un assassino a sangue freddo? Un disertore? Un condannato al carcere a vita? Un vedovo? Quali spiegazioni... quali rassicurazioni potrei dare ad una giovane donna di 25 anni convinta di aver sposato un ricco imprenditore di 40 anni, avido di vita, ma pacato e generoso, quando in realtà ogni singolo rublo che possiedo è macchiato di sangue, violenza e follia ed è frutto del contrabbando? Quali spiegazioni potrò mai darle, ammesso che torni e che voglia ascoltarmi? In ogni caso questi sono quesiti a cui dovrò dare risposta più avanti... ora ho un problema molto più urgente... il PDA sta suonando da oltre un'ora... sullo schermo è comparso un messaggio... "Ancora vivo? Se sei tu, ci servi... siamo nella mer*a. Fatti vivo!". Il messaggio viene dal contatto del Lupo... ed è di oggi...
Ciao caro, passato qualche anno... qualche giorno fa, per caso, ho letto due notizie sulla Zona, e la cosa si è complicata di conseguenza... Non prometto nulla, ma posso solo dire che nei 2 giorni scorsi ho riletto una cosa come 40 pagine di "Diario di uno STALKER", sostanzialmente 1000 post e 6 anni di Zona, e un po' di tremito alle mani mi è venuto... si sa mai... non prometto nulla... vedremo!
Ehi, un veterano della Zona "vecchia scuola", quanti ricordi! Bello leggerti qui, Marco, grazie per l'intervento in stile GdR: ti invito a proseguire, a tuo comodo!