Il 26 aprile 2018 ricorre l’anniversario del più grande incidente mai verificatosi in una centrale nucleare. Tutto accadde di notte poco dopo le 01:00 quando presso il sito di Chernobyl, a seguito di un’esplosione, una nube radioattiva si propagò nell’aria per centinaia di chilometri. Il mondo non seppe subito del grave incidente in quanto il governo sovietico inizialmente non divulgò la notizia. La mattina del 27 aprile i dipendenti di una centrale termica in Svezia rilevarono un elevato ed improvviso livello di radioattività da far ipotizzare un guasto al sistema di allarme, ma ulteriori controlli ne esclusero un malfunzionamento. Allarmati dai dati delle misurazioni iniziarono le dovute ricerche della fonte radioattiva che condusse in Unione Sovietica. Il governo svedese chiese spiegazioni a quello sovietico che sminuì l’accaduto, ma ormai la Svezia aveva già informato il resto d’Europa. Le pressioni verso la Russia si fecero sempre più insistenti a tal punto che ammisero l’incidente.
Io ho un vago ricordo dell’accaduto. Facevo le scuole elementari e la maestra una mattina ci spiegò cosa era accaduto e soprattutto quello che NON dovevamo fare nel caso lo stato di emergenza fosse stato dichiarato anche in Italia. Ricordo la preoccupazione in famiglia su cosa si poteva o meno mangiare, dedotto dalle notizie del telegiornale delle 20:00, unico esistente all’epoca.
Ma cosa accadde la notte tra il 25 e 26 aprile 1986?
Il disastro avvenne durante un test definito “di sicurezza” che tra l’altro era già stato effettuato, con esito negativo, su altro reattore ma senza provocare danni. Il test consisteva nel simulare una mancanza di energia elettrica alle pompe d’acqua testando se le turbine, per inerzia, avrebbero prodotto energia sufficiente autonomamente per 40 secondi, il tempo necessario al gruppo elettrogeno a diesel di entrare in funzione e alimentare alternativamente il sistema di raffreddamento. Ma per permettere lo svolgimento di questo test furono disattivati i sistemi di sicurezza che avrebbero potuto interferire nell’operazione.
Dalle indagini svoltesi dopo l’incidente risulta che la prova doveva essere eseguita il pomeriggio precedente, ma a causa di una mancanza di energia elettrica nella nazione le autorità chiesero di rimandarlo in quanto c’era bisogno di corrente per uso civile. Il test quindi slittò al turno successivo notturno che non era stato adeguatamente informato sulle procedure, a differenza del turno precedente.
Da testimonianze risulta che alcuni addetti in sala controllo tentarono un rifiuto a disattivare i sistemi di sicurezza, ma i superiori legati al governo sovietico dettero l’ordine di procedere minacciandoli di licenziamento. Il test quindi proseguì. Per operare comunque in un margine di sicurezza la potenza del reattore venne diminuita. Ma una brusca ed inaspettata diminuzione obbligò gli operatori alla manovra contraria provocando un improvviso aumento della potenza. Quando la temperatura non fu più sotto controllo venne attivato il tasto di emergenza che doveva far scivolare nel reattore delle barre che avrebbero assorbito i neutroni, interrompendo l’azione di surriscaldamento. Ma a causa del troppo calore che aveva iniziato a deformare il reattore, tali barre si incastrarono e non scesero nella locazione desiderata.
Ormai la centrale era come una pentola a pressione piena d’acqua sul fuoco e la forza del vapore accumulato fece esplodere l’impianto. La catastrofe aveva avuto inizio. Il coperchio del reattore, stimato in 1000 tonnellate, saltò via come un tappo. Le barre contenute al suo interno schizzarono via come missili. Nell’aria si sviluppò una nube contenente materiale radioattivo che si propagò fino a migliaia di chilometri di distanza, colpendo nel tempo Bielorussia, Ucraina, Russia ed Europa.
Il primo intervento d’emergenza fu effettuato da una squadra di pompieri che andarono a fare il loro lavoro ignari del pericolo. Un elicottero con 4 di loro a bordo precipitò durante lo spegnimento. Altri rimasero feriti o morirono successivamente a causa delle conseguenze dovute alle forti radiazioni a cui furono esposti. Proprio ai Vigili del Fuoco è dedicato un monumento situato sulla strada che porta alla centrale di Chernobyl.
Oggi dopo 32 anni le radiazioni hanno avuto una notevole diminuzione, insperata nel 1986. La zona circostante fu dragata per diversi centimetri in profondità con l’intento di asportare la parte radioattiva. Molte persone ed animali della zona colpiti dalle massicce radiazioni sono deceduti nel tempo e altri nati dopo ne hanno subito le conseguenze con malformazioni di vario genere. Studi recenti sui pesci hanno ipotizzato che alcune specie acquatiche hanno modificato il loro DNA come difesa alle radiazioni. La natura del posto e il divieto di cattura hanno permesso un notevole sviluppo di varie specie.
Vicino alla centrale di Chernobyl vi è la città di Prypjat. Questo centro abitativo fu costruito negli anni 70 appositamente dal governo sovietico per ospitare le migliaia di famiglie di operai che lavoravano alla centrale e tutta la zona industriale.
La notte dell’incidente molti cittadini udirono l’esplosione ma nessuno si immaginava il rischio a cui furono esposti. Solo dopo alcuni giorni fu organizzata un’evacuazione senza precedenti che comprese l’utilizzo di migliaia di autobus e mezzi militari. Alla popolazione fu detto di prendere velocemente lo stretto necessario e che sarebbero potuti rientrare dopo pochi giorni, ma non fu così. Furono trasferiti altrove ma a causa della loro provenienza da zona radioattiva non vennero ben accolti. Anche i mezzi, attraverso le ruote, portarono con se il materiale radioattivo ricaduto al suolo. Oggi Pryprjat è una città fantasma dove il tempo si è fermato a quell’aprile del 1986.
Percorrendo le strade di questa città abbandonata l’atmosfera è surreale. Palazzi disabitati, porte e finestre rotte, vegetazione che cresce incontrollata anche al loro interno. Sembra che la natura, nonostante le radiazioni, si stia riprendendo tutto. Il silenzio è incredibile, si sente solo il fruscio del vento tra gli alberi e gli alti palazzi dotati ancora dei simboli che furono dell’Unione Sovietica.
Tra le varie strutture c’è una scuola che nel visitarla mi ha rattristato e fatto riflettere molto. Il piccolo edificio è circondato dal verde e a quei tempi doveva essere molto curato e ideale per i bambini. Al suo interno ancora i giochi, alcuni disegni, vestiti e scarpe appartenuti ai bambini dell’epoca. Oggetti che purtroppo non hanno potuto recuperare. In giardino c’è una bambola diventata il simbolo di molte trasmissioni dedicate a questa catastrofe. E’ stato molto forte visitare un luogo ridotto in queste condizioni che era di istruzione e divertimento per i bambini.
Il centro di Pryprjat si presenta anch’esso desolate. A fare da contrasto e stimolare l’immaginazione di come poteva apparire c’è la piazza dove ci sono i resti di alcune giostre. Le autoscontro, la ruota panoramica ed altri divertimenti. Tutto era pronto per un’inaugurazione mai avvenuta. Tutto è rimasto congelato come all’epoca come se le lancette del tempo si fossero fermate immortalando il tutto. Adiacente a questa piazza c’è una specie di boschetto. Lo costeggio, poi ci entro all’interno. Inconsapevolmente mi sono ritrovato sul terreno di gioco dello stadio di Pryprjat dove ormai sono cresciuti alti alberi.
Questo post è stato scritto per non dimenticare quella strage, probabilmente evitabile, dove al momento dell’esplosione i morti furono “solamente” due ma che negli anni successivi sono aumentati vertiginosamente a causa delle radiazioni. Come non possiamo dimenticare chi, anche scampando alla morte, ha avuto conseguenze successive. Inevitabile dire che l’errore è stato umano, dalla costruzione di scarsa qualità, alla volontà di voler procedere in un esperimento troppo rischioso.
L’energia nucleare è considerata la più pulita ma a patto che ci sia una notevole attenzione, controllo e preparazione in materia.
Questo è il monumento che si trova presso il sito nucleare. Sullo sfondo la struttura che contiene il reattore. Oggi nel 2018 la centrale non è più visibile in quanto su di essa è stato posizionato un gigantesco sarcofago a protezione che garantisce una sicurezza maggiore rispetto ai vecchi interventi fatti in passato.
Fonte: mspsteem.com, 25 aprile 2018. Autore: leandro77.
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