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Incendio nella Zona di esclusione


Un incendio si è propagato questa mattina nella zona di esclusione attorno alla centrale nucleare disastrata di Chernobyl, in Ucraina. Secondo le autorità ucraine non è stato rilevato, a seguito delle fiamme, alcun aumento di radioattività.

“Nessun aumento di radioattività è stato registrato nella zona di esclusione né nei territori adiacenti”, ha dichiarato in un comunicato l’amministrazione locale. Le fiamme si sono propagate in mattinata a meno di dieci chilometri dalla centrale, sull’erba secca della zona di massima radioattività,, prima di diffondersi a un massiccio boscoso adiacente. “La struttura della centrale non è stata toccata”, ha precisato l’agenzia per il controllo nucleare.

Per domare le fiamme sono intervenuti circa 130 uomini, con due aerei e un elicottero dei vigili del fuoco.

Il reattore numero 4 della centrale sovietica di Chernobyl, situato un centinaio di chilometri a nord di Kiev, esplose nel 1986, causando la più grave catastrofe nucleare civile della storia. La zona in un raggio di 30 chilometri dalla centrale è ancora completamente disabitata. Gli altri tre reattori di Chernobyl continuarono a funzionare fino alla loro chiusura definitiva nel 2000.


Fonte: Askanews, 5 giugno 2018




Chernobyl brucia. Un incendio che ha coinvolto circa 10 ettari di foresta contaminata è divampato nella zona di Chernobyl, teatro nel 1986 del peggior disastro nucleare della storia: lo riferisce l'agenzia di stampa Unian citando la protezione civile ucraina.

Al momento 29 mezzi e 120 vigili del fuoco, nonché un aereo e un elicottero, sono all'opera per cercare di estinguere le fiamme.

Secondo la portavoce della protezione civile per la regione di Kiev, Viktoria Ruban, l'incendio interessa la zona vicino al villaggio abbandonato di Kopachi, dove sorge la «foresta rossa», ovvero una pineta dove gli alberi morirono diventando rossi in seguito alle radiazioni dovute alla tragedia di Chernobyl.

«La situazione - scrive su Facebook il premier ucraino Volodimir Groisman- è completamente sotto controllo». «A Kiev e nella stessa zona di Chernobyl, in particolare nella zona vicino alla centrale nucleare, il livello delle radiazioni è notevolmente sotto il livello massimo. Non bisogna preoccuparsi. Ribadisco ancora una volta - ha scritto Groisman, citato da Ukrainska Pravda - che la situazione è completamente sotto controllo».


Fonte: ilmessaggero.it, 5 giugno 2018





E CI RISIAMO! Come da anni denuncia Mondo in cammino, una delle peggiori eredità di Chernobyl sono gli incendi. Da oggi bruciano dieci ettari della Foresta Rossa, quella contaminata per eccellenza. A Kiev ha cominciato a serpeggiare il panico perché la direzione del vento spinge verso la città. Come al solito (ed è un “mood” per il nucleare) le autorità tacciono. I bambini giocano in strada e la giornalista Tatyana Vysotskaya scrive sulla propria pagina di Facebook di chiudere le finestre (Fonte: Strana.ua)

E’ difficile stabilire e prevedere la diffusione globale, ma una ricerca del Norvegian Institut for Air Research ha dimostrato che incendi di tale portata (come anche quelli avvenuti nel 2001, 2008, 2010, 2015) hanno mobilizzato dal 2 all’8% del Cesio137 liberato dall’incidente del 1986 e che le nuvole generatesi si sono spinte, al Nord, fino alla Scandinavia e, al Sud, fino alla Turchia.

Di certo (visto che i venti cambiano direzione più volte) i bambini di Radinka, delle province ucraine di Ivankov e Polesie, di quelle bielorusse di Bragin, Khoiniki, Narovlja ed altre, si stanno probabilmente ricontaminando per l’ennesima volta.

E noi cono loro, sebbene in misura inferiore In ogni caso, tutti gli incendi, che si sviluppano nella zona di esclusione, sollevano radionuclidi, la cui successiva diffusione e deposito al terreno dipendono dalla vastità dell’incendio stesso, dalla porzione di area interessata (su 260.000 ettari, il 65-70% è rappresentato da foreste), dallo sviluppo in altezza e dagli eventi atmosferici (velocità del vento, precipitazioni). Questo assunto rende scandaloso il fatto che non sia stata lanciata un’allerta alla popolazione presumibilmente coinvolta, tramite consigli riguardanti facili comportamenti quotidiani, raccomandazioni alimentari, elementari azioni per contrastare o antagonizzare i radionuclidi. Sarà ancora più criminale quando ci sentiremo dire che tutto è “sotto controllo” e, peggio ancora, “nella norma”. In primo luogo gli indici “secondo norma” non escludono la presenza di contaminazione radioattiva (semplicemente è “a norma”). In secondo luogo la valutazione come gamma fondo (quella che tiene conto, per esempio, del Cesio137) non tiene conto della presenza di radionuclidi molto nocivi, come il plutonio e lo stronzio, che si rifanno ad un fondo alfa e beta. In terzo luogo le stime medie, con gli indici di radiocontaminazione nella normalità, si rifanno al concetto di quanto sia la dose che fa il veleno, mentre non tiene conto dell’ “effetto di prossimità” molto nocivo e tossico che hanno radionuclidi come il plutonio all’interno dell’organismo umano già solo per semplice inalazione, per quanto esso possa essere presente in minima parte nella composizione aerea (che, pertanto, non viene considerata). Ritornando all’incendio, ciò che preoccupa di più è la possibilità nel futuro, anzi già nel breve termine, dell’insorgenza di altri incendi disastrosi che possono diffondere radioattività su tutta l’Europa, e non solo. Eccone i presupposti e le cause:

  1. Le ricerche condotte nella zona di esclusione dal professore Timothy Mousseau hanno dimostrato, da una parte, la decomposizione rallentata delle foreste per diminuzione – a causa della radioattività presente – della microflora deputata a questo compito e, quindi, la tendenza a facilitare una maggiore messa in disponibilità di tronchi di albero come combustibile; dall’altra parte, esse hanno dimostrato la proprietà di assorbimento, da parte delle radici degli alberi, del Cesio137 al posto del Potassio per via della similitudine dei due elementi e, di conseguenza, il successivo trasferimento al tronco e alle foglie per poi liberarlo in caso d’incendio (contraddicendo, in tale modo, coloro che sostengono che negli incendi il cesio non può essere mobilizzato perché migrato nei primi strati del terreno). Il risultato delle ricerche di Mousseau, condotte nella zona di esclusione, hanno messo in evidenza la presenza di combustibile aggiuntivo a causa della rallentata decomposizione degli alberi e, contemporaneamente, una buona disponibilità di cesio137 nelle piante e, quindi – in definitiva – le condizioni per un maggiore rischio di insorgenza di incendi

  2. La zona di esclusione è ricca di torbiere che possono rimanere fumanti per ulteriori 6 mesi diffondendo costantemente e lentamente fumi radioattivi

  3. Negli ultimi 25 anni (dal 1973) si sono sviluppati, nella zona di esclusione, oltre1250 incendi (vedi i dati del Centro Monitoraggio Incendi della Regione dell’Europa Orientale – REEFMC)

  4. Statisticamente, a causa della stagione secca e calda, il periodo di maggiore comparsa degli incendi, deve ancora venire (sigh!), ovvero dal 25 luglio al 15 agosto

  5. Nella zona di esclusione ucraina esistono solo 6 torri per l’avvistamento di incendi: queste riescono a monitorare solo il 40% del territorio interdetto

  6. Solo il 20% del territorio della zona di esclusione è facilmente e subito aggredibile con l’acqua in caso di incendio; il 50% viene raggiunto nel giro di 3-4 ore e più; il 30% non è raggiungibile. (fonte REEFMC)

Queste considerazioni dovrebbero spingere la Comunità Internazionale – senza indugio e perdita di tempo – a cercare risorse certe per la messa in sicurezza della zona di esclusione tramite il potenziamento di un corpo forestale adeguatamente attrezzato e istruito per prevenire gli incendi nel minore tempo possibile. Con la situazione attualmente presente, tutta l’Europa é a rischio di non indifferenti fallout provenienti dalla zona di esclusione di Chernobyl: in definitiva, stante la situazione, si può ipotizzare un futuro da fallout infinito. E’, inoltre, importante rilanciare – a livello di opinione pubblica – la campagna contro l’accordo truffa OMS/AIEA del 28 maggio 1959 che legittima il potere di censura e veto della lobby nucleare nei confronti della publicizzazione delle conseguenze sanitarie derivanti da incidenti nucleari e correlati. Proprio con Chernobyl questo potere di veto dell’AIEA è venuto alla luce nella conferenza dell’OMS del novembre 1995 a Ginevra (“Le conseguenze di Chernobyl e di altri incidenti radiologici sulla salute”). Da allora, tutti i dati e le prove sulla pericolosità del fallout radioattivo, riportati da 700 esperti e scienziati russi, ucraini e bielorussi – assieme agli stessi atti della conferenza -, sono stati secretati dall’AIEA (proprio in virtù della legge truffa) e mai divulgati.


Fonte: Mondo in cammino, 6 giugno 2018




Sembra sia stato quasi del tutto domato l’incendio divampato martedì il 5 giugno nei pressi della foresta che circonda la centrale di Chernobyl in Ucraina. La zona boschiva interessata dal rogo, tra le più contaminate dalle radiazioni conseguenti all'esplosione del 1986, è ampia circa 12 ettari.

Secondo la protezione civile ucraina non è stato rilevato alcun aumento di radioattività a seguito delle fiamme.

La popolazione della capitale Kiev e delle zone limitrofe è però cauta rispetto ai dati ufficialmente diffusi e i messaggi che girano sui social invitano a tenere chiuse le finestre e a non lasciare che i bambini escano di casa.

Mykola Chechotkin, capo della protezione civile, ha comunicato l’apertura di un’indagine investigativa e ha denunciato il ritrovamento di torce che lasciano pensare a un innesco doloso.

L’ipotesi di incendio doloso potrebbe, se confermata, mascherare il fenomeno del disboscamento illegale della zona.


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